L’appartenenza non inganna

Senza un forte senso di appartenenza tutte le iniziative di employee engagement difficilmente avranno alte probabilità di successo

L’appartenenza a qualsiasi organizzazione ha due significati ben distinti, uno pratico (faccio parte dell’azienda) ed uno psicologico ed emotivo (mi sento parte dell’azienda).

È un po’ come la parola “insieme” che lascia credere che ci sia un legame quando in realtà in molti casi con “insieme” si intende solo “contemporaneamente”.

Un piccolo quiz.

Tre persone della stessa azienda parlano dell’orario di lavoro ad un conoscente.

Il venerdì pomeriggio
non si lavora

In ufficio al venerdì stiamo solo mezza giornata

Abbiamo la possibilità di fare
il week-end lungo

Secondo voi hanno tutti lo stesso senso di appartenenza?

Ogni lavoratore quando parla della propria azienda direttamente o indirettamente influenza la percezione negli altri.
Se il senso di appartenenza è alto, maggiori sono gli aspetti positivi del proprio lavoro, e quei pochi negativi sono visti come opportunità per renderlo ancora migliore.

Sviluppare un talento per la concorrenza

Mettiamo subito in chiaro un concetto: il personal branding non è direttamente legato all’azienda.
Un professionista “in carriera” cerca sempre di crescere, di migliorare la propria “immagine”, di consolidare il proprio profilo professionale.

L’azienda può aiutarlo a crescere con esperienze e formazione, instaurando una specie di circolo virtuoso, il professionista dà valore aggiunto all’azienda e l’azienda dà valore aggiunto al professionista.

Con il personal branding si affermano i talenti,
con l’employee engagement si trattengono in azienda

Il lubrificante che permette agli ingranaggi di questo motore di girare al massimo si chiama “Senso di appartenenza”.
L’appartenenza è il terreno fertile su cui far crescere l’Employee engagement, perché più un lavoratore si sentirà parte dell’organizzazione e più cercherà di essere coinvolto.

La mappa della fuga dei talenti

Employee engagement e personal branding

I vostri migliori Brand Ambassador si trovano (o vanno cercati) nei quadri C ed E.

La differenza tra voluto e dovuto

Il senso di appartenenza è la molla, l’ingranaggio che spinge le persone ad andare oltre. Danno di più perché “sentono” che il loro apporto, piccolo e grande che sia è importante per l’organizzazione.

Se si guarda solo al risultato, non c’è differenza tra chi ha portato a termine un lavoro solo perché doveva farlo e chi l’ha fatto anche perché voleva farlo.
Entrambi vengono egualmente “apprezzati” con complimenti, attestati di merito e magari anche un bel bonus.

Ma è il senso di appartenenza a creare la grande differenza nella percezione di questo apprezzamento.
Sarà un mero riconoscimento dovuto, scontato e ovvio per chi ha portato a termine il suo compitino, mentre sarà una ulteriore fonte di orgoglio e soddisfazione per chi ci ha messo tutto il proprio impegno.

Domanda. Chi dei due racconterà con più entusiasmo il lavoro che ha fatto e come è stato apprezzato? Chi dei due avrà più dubbi a lasciare se un’azienda concorrente gli facesse una proposta di lavoro?

Ovviamente tutto parte dall’alto e dalla cultura aziendale, nell’esempio precedente la mancanza di apprezzamento da parte dei superiori avrebbe eroso il senso di appartenenza di entrambi.

There is no house like the house of belonging

David White

L’incubo delle risorse umane

Un dipendente che si presenta con la lettera di dimissioni è l’equivalente di un grosso cliente che decide di rivolgersi alla concorrenza.
Bisogna trovare il sostituto e ricominciare tutto da capo: ricerca, selezione, on-boarding, formazione.

Quando si perde un grosso cliente scatta un’indagine post-mortem dettagliata, come in una puntata di C.S.I.
Si analizza l’evento sotto tutti gli aspetti possibili per capire come è stato possibile che sia accaduto ed evitare che in futuro si ripeta.

Non sempre questo accade per la perdita di un collaboratore. La tendenza è dare subito la colpa al denaro “gli hanno offerto di più”, che equivale a dire che l’assassino è il maggiordomo.

La soddisfazione sul lavoro

L’equazione stipendio soddisfazione non è più valida, oggi la realtà lavorativa è completamente cambiata da quella di trenta quarant’anni fa, così come si sono ampliate le differenze tra generazioni nel luogo di lavoro, dai baby boomers alla generazione z.

Ogni individuo reagisce agli stimoli in modo differente e più saranno quelli positivi e più si sentirà parte dell’organizzazione.

Il senso di appartenenza, di attaccamento all’azienda nasce dalla soddisfazione personale e sono tanti gli aspetti che lo determinano:
Le relazioni con le persone, la location, gli spazi, l’arredamento, le attività, il tipo di lavoro, gli strumenti, la sicurezza, la sostenibilità, lo stipendio, il welfare, le attività, i benefit, le comunicazioni.

Ascoltare, osservare e guidare

Non è un compito facile trovare le corde giuste per motivare individui diversi. Ecco perché è importante saper ascoltare i bisogni dei singoli e dei gruppi di lavoro, osservare come si comportano per accompagnarli verso la soddisfazione.

Stai valutando di intraprendere un progetto di Brand Ambassador nella tua organizzazione ?

Contattami, sarò felice di aiutarti perché per me le persone sono sempre al centro di ogni progetto vincente.

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